Gruppo Catechisti

Pellegrinaggio in Terra Santa
2 - 9 giugno 2006


Testimonianze



Essere stata in Terra Santa per me è stata un’ occasione di grazia. Aver visto con i miei occhi i luoghi dove Gesù è nato e vissuto, aver camminato sulle sue stesse strade accompagnata dalla preghiera e dall’ascolto interiore è stata un’esperienza irripetibile che porterò nel cuore per sempre.
A Nazareth abbiamo visitato la Grotta dell’Annunciazione dove abbiamo celebrato la S. Messa. Subito entrando ho avvertito qualcosa dentro di me, una strana sensazione: mentre il cuore mi batteva sempre più forte guardavo rapita la cripta dove è apparso l’Angelo Gabriele.
Inginocchiandomi ho sentito tutto l’Amore gratuito che Dio ha verso di me, e istintivamente ho sussurrato “Eccomi Signore. Accetto i miei limiti, i miei difetti, la mia inquietudine, la mia solitudine perché Tu mi hai voluta ed amata e come un Padre pensi a me ogni attimo…”
Il pellegrinaggio è stato ogni giorno ricco di emozioni e sentimenti forti.
Un altro momento toccante che ricordo in modo particolare è stato al Santuario di Ein Karim.
Maria si era messa in cammino e aveva fatto molta strada per incontrare sua cugina Elisabetta.
Il luogo era per me molto suggestivo, avvolto nel verde e nella pace. Al momento dell’Eucaristia, nel silenzio profondo del mio cuore, ho sentito il fischiettare di un uccellino e ho avvertito dentro di me una voce che mi diceva: “lasciati guidare dall’ amore, aiuta ogni persona che si pone sulla tua strada senza giudicare, non stancarti di fare del bene… Gesù ha dato la vita per te”








Questo è stato il mio primo pellegrinaggio.
Sono partita con il desiderio di poter vedere la terra dove è nato, morto e risorto Gesù. Il primo giorno non ero molto recettiva, ma col trascorrere del tempo mi sono sentita sempre più coinvolgere nei momenti di preghiera,di ascolto della parola di meditazione e ho sentito Gesù più vicino a me.
\ È stato molto bello ripercorrere le principali tappe della vita di Gesù. A Betlemme abbiamo conosciuto una suora che ha suscitato la mia ammirazione. Suor Donatella lavora in un ospedale pediatrico, dedica la sua vita agli altri, non è facile aiutare ed amare persone che hanno una mentalità e una religione diversa, lei non bada a queste differente e si sente una di loro. È una vera cristiana.
Quando abbiamo attraversato il deserto ho pensato che in quel posto Gesù era andato da solo a meditare su quello che gli stava per accadere; sicuramente avrà avuto delle paure, delle difficoltà, delle incertezze, ma ha superato tutto perché sapeva che per mezzo del Suo sacrificio noi potevamo salvarci. Ha dimostrato fino in fondo il Suo amore per noi.
In questa esperienza ho condiviso con tanti amici la gioia di sentirci amati da Dio in modo speciale per averci regalato una settimana di arricchimento spirituale e di grande serenità.














GERUSALEMME.
Quale gioia quando mi dissero:
"Andremo alla casa del Signore".
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme! (Salmo 121, 1-2).

Lunedì 5 giugno, nel tardo pomeriggio, arriviamo a Gerusalemme, "città della pace", "città santa" per eccellenza, "città sacra" per le tre religioni monoteistiche. È davvero una città piena di fascino, unica, come unico è il Dio che la abita. È emozionante prendere i primi contatti con la città vecchia, spingendoci di sera fra le sue strade strette e tortuose, in forte pendenza o a gradinate, alla scoperta dei suoi quattro quartieri così diversi fra loro: il cristiano, l'armeno, il musulmano e l'ebreo.
Ecco, la prima cosa che mi ha colpito di questa città è proprio il fatto che qui si tocca con mano come uomini di diversa cultura, lingua e religione possano vivere insieme, pur tra mille difficoltà, con una forma di rispetto molto simile all'indifferenza.
Al Santo Sepolcro, invece, ho potuto costatare quanto sia triste che i cristiani siano divisi. Quel luogo che dovrebbe essere il polo d'unione di tutti i credenti in Gesù Cristo morto e risorto per tutti, è spartito fra le comunità romana-cattolica, greco-ortodossa, armena, copta, siriana ed etiope. Ciascuna di esse custodisce un luogo, una cappella e lì celebra le sue liturgie… un Cristo diviso dà proprio una grande tristezza!








Il nostro viaggio in Palestina, sulle orme di Gesù, ha lasciato nei nostri cuori un grande segno che vorresti condividere con le persone che hai intorno e che incontri ogni giorno.
Partendo da Nazareth fino a Gerusalemme abbiamo potuto riconoscere nei vari luoghi attraversati un "Cristo uomo" che ha amato, condiviso, pregato, predicato, sofferto per l'umanità, ma che ci ha dato con la sua Risurrezione una grande speranza che è quella che alimenta il nostro essere cristiani.
Ripercorrere la Via Crucis, in mezzo alla quotidianità delle bancarelle di Gerusalemme, per arrivare al Santo Sepolcro, è stato come rivivere la grande sofferenza, delusione, senso di abbandono che deve aver provato Gesù nel vedersi schernito, percosso e deriso da quegli uomini per i quali lui aveva avuto parole d'amore e comprensione.
Non puoi non lasciarti coinvolgere da questi sentimenti: hai la consapevolezza di quante volte anche tu lo hai rifiutato, accantonato e perché no anche abbandonato. Ecco che allora nel cuore scatta un desiderio di riavvicinarti, di camminare ancora dietro a Lui, e vorresti dirgli: "Signore sono qui, con la mia fragilità e le mie incertezze, ma anche con il grande desiderio di amarti ed essere amato,
fa che il mio passo segua il tuo, che il mio essere nel mondo sia fedele alle tue parole, che io possa compiere fino in fondo il progetto che Tu hai per me, così come Tu sei riuscito a compiere quello per il quale Tu hai amato questa umanità".



Che cosa siete venuti a fare qui ? Così ci ha accolti Suor Donatella quando siamo arrivati per visitare il Caritas Baby Hospital di Betlemme.
Non me ne sono resa subito conto ma la risposta era doveroso darla alla fine , dopo aver visto tanti occhioni neri dietro i vetri, tante manine che ci salutavano, tante mamme giovanissime che ci tenevano proprio a farci conoscere i loro piccoli malati. Dopo aver visto tanta dedizione da parte di poche suore elisabettine che della loro vita hanno fatto una missione in una terra martoriata : " curare ed amare tutti i Gesù Bambini che si presentano senza distinzione di pelle, di religione, bambini che per povertà non potrebbero essere curati altrove ".
E la stupidità umana è proprio lì di fronte all' ospedale, in un muro alto otto metri in cemento fatto costruire nuovo di pallino , che impedisce ai bambini che vivono al di là di usufruire dei servizi dell' ospedale. Una contraddizione assurda tra bene e male che vuole essere un monito per chi va a
Betlemme a visitare il Caritas Baby Hospital , e una speranza che è l'Amore impersonato da Gesù nato proprio in quel luogo per salvare l'umanità.













Nel viaggio in Terra Santa mi sono rimaste nel cuore molte cose, ad esempio, l'Annunciazione, il Getsemani ma in particolare Betania forse perchè mi sono sentita molto vicina ai miei fratelli.
A Betania si trova la casa di Lazzaro, Marta e Maria gli amici di Gesù. Tutti noi conosciamo queste tre persone per il miracolo che Gesù ha fatto nel resuscitare Lazzaro dalla morte, ma pochi forse si ricordano del sabato prima della Domenica delle Palme (Giovanni, 12, 1-8) quando Gesù recatosi dai suoi amici assieme ai discepoli per cenare tutti insieme, si lascia cospargere i piedi di olio di Nardo da parte di Maria.
Olio di Nardo, o profumo di Maria o profumo dell'amore è un unguento molto prezioso e dal profumo molto delicato.
Durante la celebrazione della S. Messa, nella cripta sotto la chiesa a loro dedicata, e precisamente alla spiegazione del Vangelo, mi sono sentita colpita dalla figura di queste due sorelle, la prima che cerca che tutto sia pronto, che i commensali siano a posto mentre l'altra si dedica interamente, con tutta se stessa, a Gesù perché sapeva che tutti erano contro di lui e che lo cercavano, perciò lei vuole versare ai suoi piedi con una dolcezza estrema ed in segno di omaggio, di riconoscenza, di affetto, il profumo di caro prezzo che aveva conservato per Lui. Quest'unzione che diventa per Lui segno profetico della sua sepoltura.
Personalmente con il mio carattere mi sento più Marta, ma in quell'occasione ho pregato molto il Signore perché mi aiuti a diventare anche come Maria, ad imparare ad ascoltarLo, a pregarLo, e andare da Lui con tutta me stessa e con il mio amore. E' un augurio che faccio a tutti Noi perché sull'esempio di queste Sorelle possiamo imparare a donarci in un modo o nell'altro a Gesù.



Ritornando con la mente alle giornate vissute in Terra Santa, ci prende una stretta al cuore. Non avevamo messo in conto, alla partenza, che un tale sconvolgimento sarebbe avvenuto.
Si siamo trovati di fronte ad una umanità di Gesù che non ci aspettavamo e non avevamo mai compreso.
Quando siamo arrivati alla Basilica della Annunciazione a Nazareth, abbiamo preso coscienza del luogo in cui eravamo e del perché eravamo lì. Ci siamo lasciati condurre dalla parole di Don Chino come dalla corrente di un fiume, lasciandoci alle spalle il mondo di casa.
Da quel momento, ogni ora che abbiamo vissuto e condiviso coi compagni di viaggio, è stato un crescendo di emozioni ed una riscoperta del nostro cammino di fede.
Le difficoltà superate da Maria per aver detto il suo "si", la forza come madre nell'affrontare il dolore, la sua disperazione nel vedere il proprio figlio deriso ed ucciso dalla malvagità degli uomini; abbiamo rivissuto e condiviso tale sofferenza.
Un altro momento forte è stata la veglia sul Monte degli Ulivi dove camminando tra gli ulivi, abbiamo rivissuto i momenti di solitudine, attesa, paura e disperazione. Era solo, incompreso, ma pronto a sacrificarsi per degli uomini che non avevano capito il suo messaggio. Quante volte abbiamo ripensato a quella pietra che ha accolto le Sue lacrime, o alla disperazione di un Uomo così speciale che ci ha amato tanto ed al quale non è stata risparmiata alcuna sofferenza!
E' emersa una conoscenza più concreta della umanità di Gesù, a partire dal suo profondo amore per la Vita come dono del Padre, all'accettazione di una missione che non era predefinita fin dall'inizio (come spesso siamo portati a credere), ma che si è svelata giorno dopo giorno, anche attraverso incertezze, dubbi, delusioni, paure; dalla disperazione per aver fallito il proprio mandato senza riuscire a farsi comprendere , al rimettere tutto nelle mani del Padre proprio nel momento di maggiore angoscia; dalla sofferenza fisica patita, alla comprensione e perdono verso in suoi amici (ed anche i nemici) che lo avevano tradito.
E' indubbio che Gesù avesse un rapporto del tutto speciale col Padre, ma questo privilegio non è mai stato "usato" a fini personali (e non perché gli fossero mancate le occasioni).
Queste riflessioni, efficacemente presentateci dalla nostra guida, rimarranno (lo sentiamo e lo speriamo) impresse nella memoria e nel cuore. Ricordiamo con particolare incisività la descrizione della scena avvenuta nella sinagoga di Cafarnao in cui Gesù decise di guarire lo storpio anche contro le regola del rispetto del Sabato, consapevole che con tale scelta avrebbe dato l'opportunità ai farisei di congiurare contro di lui; sembrava quasi una telecronaca di un fatto al quale Don Chino aveva partecipato e del quale non poteva che rendere una fedele testimonianza.
Come pure siamo stati particolarmente colpiti dalla rilettura della parabola del Padre misericordioso, spiegata proprio tra i ruderi di quelle abitazioni che avevano visto Gesù mentre la raccontava ( e la spiegava); quante volte ci siamo soffermati sulla comprensione dell'immenso Amore del Padre, ammirandolo perché solo Dio è capace di Amore così smisurato, eppure mai avevamo compreso che siamo proprio noi il figlio che crede di aver sempre fedelmente servito e che non sa accettare e condividere la gioia del padre e che probabilmente è incapace di perdonarLo.
Le sensazioni che abbiamo provato al Santo Sepolcro sono molto personali, ma siamo pronti a credere che tutto il gruppo di partecipanti al pellegrinaggio le abbia vissute con particolare intensità; segnaliamo che la sensazione più forte che abbiamo vissuto all'interno della basilica non è stata vissuta di fronte all'altare del Calvario, che pure sorprende per la sua straordinaria tragicità, ma è stata invece all'interno del Sepolcro dove abbiamo sentito che il nostro Signore NON era più lì, come ad indicare che anche noi dovevamo cercarlo fuori, nel mondo, perché non si può compiere un pellegrinaggio sulle orme di Gesù credendo che la mèta sia Gerusalemme.
Come lettore e catechista crediamo che l'aver vissuto tra quella gente, visto i luoghi, i paesaggi, i colori di quella Terra, ci consenta di assaporare meglio il significato di alcuni passi delle Scritture consentendoci di essere più incisivi e credibili nella comunicazione agli altri. Abbiamo molto apprezzato inoltre l'affiatamento che si è creato nel gruppo Catechisti che da questa esperienza esce sicuramente arricchito.
Resta un forte rammarico per l'aver preso coscienza delle condizioni della popolazione locale, in particolare di quella palestinese, che tuttora vive un clima di diffidenza, odio o, nella migliore delle ipotesi, di reciproca sopportazione. A questa gente esprimiamo il nostro augurio di accogliere nel cuore e col cuore il messaggio di Speranza e di Pace che Gesù ci ha lasciato, assicurando fin d'ora la nostra preghiera perché il Signore (che è Dio di tutti) li guidi al raggiungimento di tale mèta.

















Una gioia immensa mi ha colmato quando uscita dal Santo Sepolcro di Gesù mi resi conto del grande mistero della Risurrezione. Con il suo sacrificio ha sconfitto la morte perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per Lui che è morto e risorto per noi. In quel momento ripensai all'angoscia di qualche attimo prima nel toccare con la mano gelida la pietra della Crocifissione.
Quell'andare sui passi di Gesù, ripercorrere quelle vie, provare quei sentimenti che Lui ha provato, di quanto Amore e di quanta dedizione ha messo per la mia salvezza, non può lasciarmi indifferente.
E' questa grande vocazione che mi resta nel cuore: cercare prima di tutto il regno dei cieli e tutto il resto viene dopo e conta meno nella mia vita alquanto frenetica.
E' questo quello che mi auguro: essere granellino di senape per tutti quelli che incontrerò nel cammino della vita, accompagnata sempre da questo grande UOMO: Gesù Cristo.



Innanzitutto ringrazio il Signore di avermi dato l'opportunità di vivere questo tempo forte di arricchimento per la mia fede.
I luoghi che ho ed abbiamo visitato sono le tappe fondamentali della vita di Gesù; ho cercato di memorizzare tutto quello che il mio sguardo e le mie orecchie potevano ricevere, anche i profumi, per trovare e capire questo nostro Grande Amico. Cullata dalle parole di Don Chino e chiudendo gli occhi avevo la percezione di vivere in quell'epoca lontana con gli usi e le regole di duemila anni fa, in quella piccola striscia di terra dove la vegetazione e la varietà dei paesaggi hanno ispirato Gesù a parlarci con esempi concreti del suo vissuto, fatti semplici di quotidianità che trovano riscontro anche nei nostri giorni. Ho camminato per le vie di Gerusalemme, per quei vicoli lastricati, toccando quelle pietre dove ha messo piede Gesù, ho cercato di capire il più possibile nel mio cuore quello Spirito impercettibile ma vivo di Lui per portarlo sempre con me.
Sì, ho assaporato la Sua grande bontà, ho capito il Suo disegno di salvezza per tutta l'umanità di ieri e di oggi e mi sono rattristata per la mia e la nstra incapacità di comprenderLo, per la nostra indifferenza e tanto Amore.
"Amatevi come io vi ho amato" questo è il vecchio messaggio che mi sono portata a casa. Niente di nuovo, lo conoscevo già, devo solo ripulirlo da tutto l'egoismo e la superficialità che lo hanno soffocato, solo allora potrò e potremo farlo risplendere oggi come allora nella sua preziosità. In me ora è rimasta la gioia di aver vissuto personalmente e condiviso questa ricca esperienza, rimarrà scolpita in me, come in quelle rocce, il ricordo vivo dell'opera d'amore iniziata da Gesù ed affidata a noi uomini cristiani di oggi.
Mi sento priviligiata, ma nello stesso tempo responsabile di questo eterno annuncio di speranza per la pace e la gioia dell'umanità.











"Il verbo si è fatto carne" così è iniziato il nostro cammino in Terra Santa, nella chiesa dell'Annunciazione a Nazareth. Ho sentito subito che camminavo con un Grande Amico a fianco.
Percorrendo le varie tappe della vita di Gesù da Nazareth a Gerusalemme ho sofferto con Lui soprattutto nella chiesa dell'agonia nel Getsemani e sul Calvario quando è stato crocifisso, ho sentito un Gesù solo che ha sofferto molto e tutto questo per dimostrarci un Amore grande, ma nello stesso tempo ho gioito sapendo che in quel Sepolcro Lui non c'era perché era risorto, risorto per noi per salvarci.
In quella settimana ricevendo ogni giorno l'Eucarestia sentivo che Gesù era dentro di me che penetrava nel profondo del mio cuore e che mi diceva "sono con te tutti i giorni della tua vita e ti porto in braccio nei momenti più difficili!".
Di questo pellegrinaggio porto nel mio cuore una gioia immensa per aver vissuto da vicino questo grande Amore di Gesù e spero di poter trasmetterlo a chi mi sta vicino.








Se devo essere sincera, alla domanda
"Perché sei partita per la Terra Santa ?", la mia risposta è: più per curiosità.
Poi, pian piano ho cominciato a lasciarmi trascinare dall'emozione di vedere quei luoghi, quei panorami che anche Gesù ai suoi tempi vedeva.
Ho vissuto la vita di Gesù Cristo dalla sua nascita, attraversando la sua disperazione e la sua sofferenza, arrivando alla morte, ma soprattutto vivendo la sua resurrezione.
Tutto questo lui l'ha fatto per noi, per darci la speranza della salvezza.
Questa esperienza mi ha ricaricata e mi ha aiutata ad avere più fede. Spero tanto trasmettere questa stessa gioia ai bambini.
Ho pregato tanto per tutti…